Scampoli d’estate e scampoli d’anima….
Chi non conosce le infatuazioni giovanili che l’estate promuove? Poi… arriva settembre e gli amori nati sotto il sole si eclissano assieme ai suoi raggi.Qualche promessa di eternità fatta dai cuori vedrà terraferma, ma la maggior parte dei buoni propositi di amore duraturo si scontrerà con il richiamo alla realtà di sempre, che porterà lontano uno dall’altro gli innamorati. E’ possibile vedere in questa condizione una metafora della vita che riguarda noi tutti.
Un giorno fummo chiamati a comparire sul pianeta, e prima di arrivare probabilmente giurammo di rimanere fedeli alle origini. Sapevamo che non ne avremmo avuto ricordo, ma una griglia di segni e costellazioni del “come fare” a rimanere connessi con la Fonte, ci fu stampata all’interno, e ci sarebbe stata d’ausilio a contatto con la realtà materiale.
La materia però è asperità, e già nell’uscire dal ventre materno l’urlo che ci sconquassa il piccolo petto annuncia la modalità più ovvia della vita: suono, azione, ribellione, tristezza, violenza.
Poi… sarà un continuo ricalibrarsi secondo il nuovo standard e costerà a tutti tanta fatica.
L’anima ha caratteristiche di morbido respiro, si nutre d’amore… e da bimbi, come una soffice palla da ping-pong, vola sulle dure pareti della Materia che la respingono senza riguardo, a volte senza neanche quello dei genitori, i primi che dovrebbero foderarle di vero affetto. Così si cerca di tacitarla quest’anima foriera di nostalgia, affamata d’amore, e mentre ci si impegna ad assumere il più possibile il paradigma circostante, si impara a nascondere quel morbido nucleo per non farlo ferire, e si procede come meglio si riesce.
Si costruisce una professione, una famiglia, ci si esprime con estro artistico, si fanno danni… e Lei lì, l’Anima segue più o meno presente, il nostro divenire.
Se ce la facciamo riusciamo a far emergere le sue tensioni, le sue aspirazioni, ma il più delle volte come accade agli amori estivi, effettuiamo una separazione di cui ci arriva il continuo riverbero… un sottofondo di dolorosa mancanza che non si riesce ad identificare, una meravigliosa carta per impacchettare la vita di cui abbiamo solo pochi piccoli pezzi: una lacrima al tramonto, l’emozione del sorriso di un bambino, una riflessione accorata sulle parole che rotolano da una poesia.
Ci sentiamo persino ricchi nella nostra fuggevole capacità di sentimento, convinti che quel ruscello della nostra anima sia così speciale e che la sua “acqua” ci renda altrettanto unici. Eppure no, quel ruscello è solo la risultanza di un fiume sbarrato dalla diga che siamo stati costretti a costruire, una promessa di eternità e grandezza costretta in poche gocce.
La vita senza la grande maestria dell’Anima applicata, non avrà il suo reale significato, la sua pienezza. Anche se facciamo della nostra esistenza un “buon lavoro” esso non può assurgere a compimento della propria missione personale su questa terra, poiché per questo vi è la necessità di far fluire quelle acque, fertilizzare e spiritualizzare la materia. Qualunque sia la nostra condizione, se siamo veritieri, procederemo a smantellare la diga che nel frattempo (oltretutto) avrà accumulato detriti…
Per questo motivo quando qualcuno si rivolge a me per migliorare l’andamento delle sue cose, io consiglio tout-court il trattamento di Guarigione Riconnettiva ed eventualmente quello di Riconnessione. Il processo di sbarramento
all’anima che abbiamo effettuato instaura una condizione patologica dell’Essere che non può non riflettersi sull’Avere, e questi procedimenti energetici sono le micce che fanno saltare le vecchie costruzioni e ri-sintonizzare la vita nei suoi diversi aspetti.
Dopo e di concerto, si modula con l’azione e con possibili altri interventi, una frequenza energetica liberata, una presa di contatto con quest’entità possente e trasparente fatta della stessa materia dei metodi energetici…
Non ci si accontenti, quella poca acqua dello Spirito di cui andiamo fieri è solo un inganno per la mente, sorsi di sentimento che blandiscono l’ego.