C’è qualcosa che ti rode dentro. Qualcosa che nella tua vita favorisce la fine di posti di lavoro, relazioni, guadagni, o che impedisce di godere appieno di buoni risultati e di tutto ciò che farebbe felice un’altra persona.
E’ come un amaro leitmotif che accompagna la tua esistenza in ogni istante. Tu lo sai ed allora cerchi di gestirlo. A volte per tutta la vita.
La chiave più ovvia che utilizzi è mascherare questa trama pesante ma invisibile che ti avvolge… Se sei bravo riesci ad adottare un atteggiamento utile per le differenti circostanze, dissimuli ispirandoti alla miglior linea comportamentale e appena puoi scappi.
Scappi da un mondo che non ti piace, dalla finzione che vedi negli altri, dall’incapacità di essere veramente parte del ritmo che si svolge intorno a te.
Ti cadono le guance quando leggi le massime del “New Thought”, i vari sinonimi che indicano l’accoglienza alla vita come “cuore libero” o “creatore del tuo destino” o le equazioni filosofico-metafisico-esistenziali attualmente in voga, tipo: “ciò che pensi oggi determina il tuo futuro domani”, “l’altro è un tuo specchio e vedi in lui parti di te”.
Questo accade perché come dico sopra, sei bravo.
Sentirsi ampiamente scoglionati ed adattarsi, riuscire a trovare comunque dei moduli di rapporto con la realtà, richiede infatti una certa bravura, nonché un consistente dispendio energetico.
Può accadere -ed è molto probabile che accada- che l’energia impiegata ad essere ciò che non sei si consumi, dato che nel frattempo la quotidianità te ne chiede conto anche per altri aspetti.
Allora o ti lasci andare con quiescenza alla tua deriva personale più o meno proponibile alla società, o sei sei veramente bravo, la tua mente e meglio ancora la tua anima, creeranno le condizioni che ti permetteranno di guardare in faccia la Causa.
La Causa la maggior parte delle volte è fuori dai canoni etici, pulsa di vendetta, chiede risarcimenti.
E’ un padre che non ti mai voluto, una moglie che ti disprezza, un figlio che non accetti e può essere qualunque cosa non in linea con l’assetto morale condivisibile. Eppure c’è. E’ lì e va affrontata.
Prima di lasciare questo corpo, prima che la vita ti schiacci per la Tua immoralità.
Come? Dirai… Immorale io? Mi astengo dal compiere il male! Ho aiutato le persone, sono gentile con tutti, ho anche costruito una famiglia… e mille altre ragioni che pur sostenibili coprono la verità.
C’è un Karma personale e familiare ed un Dharma individuale e cosmico.
La tua verità non è l’uccello stanco che si accovaccia nella roccia di sinistra, né l’aquila imperiosa che fa il nido sulle cime della destra…
Alla prossima con Karma e Dharma.