Il Karma abbiamo precedentemente detto, essere il meccanismo rispondente ad una precisa legge che ci restituisce gli effetti delle nostre azioni vita dopo vita, e che concorre a determinare le condizioni in cui si viene al mondo.
Chi meglio di me può parlarne? La fiaba di Cenerentola ha delle similitudini eccezionali con la mia vita e Dio voglia possa concludersi in modo simile… ma per dirne una, allo stato attuale ci sono delle persone che non conosco con parentela di sorellanza, che sono cresciute con la presenza del padre (sposato con mia madre ed artefice dei miei natali) e che non hanno dovuto affrontare la perdita affettiva ed il disagio economico ai quali io invece sono stata sottoposta sin dalla nascita.
Non è la sede per trattare la questione che ha dei risvolti tragici, ma la cito senza remore in quanto significativo esempio di come qualcosa ha stabilito dall’inizio una condizione ben diversa tra me e le figlie del mio genitore maschio.
Non posso sapere se si tratti di mie “colpe” vaganti nel cosmo, ma per vissuto personale posso dire di essere certa che la legge del del karma la si può intendere completamente se si accetta che essa è operante anche a livello energetico-genetico e padre a parte, anche il resto degli mie avi non brilla per equilibrio e vita facile.
Purtroppo o per fortuna, in noi continua a palpitare l’identità dei nostri antenati e checché si possa essere convinti di costituire un’unità a sé stante, senza un lavoro consapevole di attenzione ai propri pensieri e comportamenti, si portano avanti cause e si subiscono effetti non tanto inerenti la nostra individualità (tale solo quando si è realmente costituita), quanto appartenenti al ramo genetico, sottostando senza desiderarlo a quello che per definizione è il Karma Familiare.
Affrancarsi da questo stato è cosa non semplice. Capire che ciò che ci muove e ci fa generare dei pensieri può non appartenerci veramente , è frutto non di un processo intellettivo ma esperienziale, e richiede un lavoro su se stessi che non si può ingenerare decidendolo a tavolino: è l’anima che si fa strada per poterlo compiere e richiede grande sacrifici.
Allora si “sceglie” di farlo ed almeno si cerca di non percorrere la strada che già sembra tracciata per noi.
Nel voler effettuare il nostro miglioramento personale possiamo aiutarci anche riferendoci alle “linee guida” del Dharma.
Dharma in sanscrito è significativo di Legge Naturale e senza soffermarci sulle peculiarità che il termine assume nei differenti credo orientali, la sua pregnanza è costituita da indicazioni di tipo morale che se osservate contribuiscono all’armonia ed al successo individuale, nonché al retto sostentamento della vita tutta.
Una chiara esposizione la si può ritrovare negli elementi dell’ottuplice sentiero enunciati dal Buddha, ma anche nel nucleo dei diversi orientamenti di pensiero religioso che pur diversi, riescono a trovare compimento nel cuore del Dharma: la Saggezza Eterna senza etichette.
Non è sufficiente che testi alla mano si prenda ispirazione… La propria visione del mondo filtrerà quanto preso a modello ed i risultati potrebbero non essere conformi alle aspettative. Anche per questo esistono pratiche come il Coaching che danno un apporto di chiarezza e sostegno a chi è intento a migliorarsi.
Un Life Coach come uno specchio rimanda alla persona la sua visione e la sua considerazione degli eventi con l’apporto dei due “occhi in più” del Coach. Insieme si può comprendere se e come improntare le azioni e quanto sia proficuo inserirle in un contesto di vita piuttosto che in un’altro, perché oltre i precetti fondamentali di buon procedere che sembra facile poter cogliere, esiste una strada individuale da percorrere.
Così mentre il Buddha sviscera le regole della retta parola, della retta azione etc., ed il Cristo ricorda quanto sia fondamentale non fare agli altri cose che non vorresti per te stesso, la Bhagavad Gita (testo sacro induista) si apre con Dio che esorta il guerriero Arjuna ad entrare in guerra contro i suoi consanguinei per adempiere al dovere del suo dharma individuale e pervenire alla Conoscenza del Sè: “Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato. Non temere.” (B.g. 18.66)
Noi stretti dalla quotidianità dobbiamo conseguire dei risultati pratici nel presente.
Vogliamo incontrare e sviluppare desideri ed aspirazioni in accordo al nostro dharma individuale, senza le catene di un karma precostituito.