“Così ho udito” è la frase che introduce i principi del Buddha, tramandati da orecchio ad orecchio e trascritti. Testimonianza di natura ispirativa non priva di sacralità.

La stessa frase in una trasposizione di bassa ordinarietà, conforta il concetto di “chiacchiera”, qualcosa riportato e trasmesso da diverse bocche nel quale diviene poco ravvisabile, se non indistinguibile, l’elemento della verità. Questo il link di un articolo di giornale che è un eclatante esempio di come trasmettere alla massa attraverso l’ironia a buon mercato, informazioni al sapore di fuffa: http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=6421&categoria=6&sezione=1

Ogni cosa può essere trattata in un’accezione “alta” e “bassa”, nella prima andremo a cogliere ciò che c’è di costruttivo e nella seconda… Indovinate?

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Dai mass media in linea di massima ci arriva il fior fiore del pessimo, con notizie che prescindendo da canoni etici professionali, spesso sono solo opinioni. Siccome la negatività si sa, fa più presa, in generale la cortina scura che copre la possibilità di cogliere l’aspetto  buono che c’è in ogni cosa (legge di dualità), viene applicata ai massimi sistemi così come nella ciarlerìa di ogni giorno. Anche in quella versione “testata”.

In questo caso, la giornalista intitola il suo articolo “Coaching e vision…” e con urgenza sarcastica prende a pretesto un Renzi versione punchball, per tirar fuori humor nero e la sua versione pret-a-portèr del coaching.

Soffermandomi per poco, acciuffo le cosine più pacchiane per dare un piccolo contributo in chiarezza:

  1. Il Coach è un motivatore
  2. Utilizza un linguaggio accattivante-sbarazzino-denso di slogan insipidi ma pervasivi
  3. La tecnica coaching fornisce l’adozione di una leadership artificiale

1) Il Coach ed il Motivatore sono due figure diverse. Il Coach fonda il suo lavoro sull’ Ascolto Attivo e raccoglie informazioni e dati per intervenire con domande mirate. Le domande che hanno una loro conformità, sono tese fra l’altro, a favorire l’esplorazione di contenuti importanti, a far emergere verità personali, sulle quali far convergere in modo reale le aspirazioni del cliente.

2) Il Coach non utilizza linguaggi specifici, anzi… parla il meno possibile.

3) Per rafforzare o incentivare la leadership nel business-coaching, vengono rinnovati principi fondanti del rispetto di sé e degli altri in grado di ottimizzare i risultati pratici. Se poi includere la famiglia di un dipendente nel raggio di attenzione, rispettare i suoi orari di lavoro e porsi con rispetto, è leadership artificiale…W l’artificio!

Nel life-Coaching la leadership può partire con la “cura di sé” in senso lato e diventare effettiva nel rispettare ed amare la propria essenza, così come nel far emergere i propri reali bisogni, accoglierli e portarli a compimento sul piano pratico secondo la propria personale idea di benessere.

Questo tipo di informazioni non sono  ovviamente rivolte agli addetti ai lavori, ma a tutti quelli che porgono ascolto a contenuti di natura diversa e non si accontentano del “…così ho udito”.