Celebrazione della luce in tutte le sue forme…
Il leit motif che imperversa nelle parole dette e scritte di chi si dice dentro tematiche spirituali, fa assurgere la luce alla massima espressione di bene, e così ci sono “abbracci di luce, affermazioni in cui tu o l’altro “è luce”, lo sprone a “far emergere la luce” etc. etc. Ma… la quota di “luce” che si va a discoprire o incrementare cos’altro è se non l’oscurità che emergendo si trasforma?
Il lavoro sull’ombra rappresentata dai nostri lati outsider è indispensabile per attuare il processo di “illuminazione”, e per “lavoro” non si intende semplicemente avere coscienza di questi nostri aspetti meno amabili o discutibili, ma si riferisce al “viverli”.
Già… poiché prendere le distanze da quanto è scomodo, pur conoscendolo, equivale ad accantonarlo, tacitarlo, reprimerlo.
Il “lavoro” quindi consiste nel prendere coraggio ed entrarci dentro, senza con questo sentirsi brutti e cattivi, ma trasportando al suo interno la nostra identità migliore, beneficandolo, restituendo alle nostre “perversioni” la dignità di parti dell’Io.
Quando artisti come David Bowie ad esempio, se ne vanno per sempre… con il lascito speciale delle loro opere che ce li fa rimpiangere, non mettiamo al vaglio che la loro creatività si è poggiata sulla libertà di espressione della loro identità umana. Non li ricordiamo vestiti da donna, vivere la sessualità in tutte le sue forme, sperimentare droghe?
Non è forse questo procedere degno di critica che permeato d’anima ha riscattato l’ombra e promosso il riconoscimento della bisessualità, delle campagne di protezione dall’aids e molto altro?
Questo non vuole essere un invito all’eccesso tout court, ma all’accoglienza, al riconoscimento di quanto ci turba, di quanto moralmente discutibile ci pervade, affinché ci si avvicini alla verità di noi stessi e la si celebri con compassione, la si faccia viaggiare accanto al nostro “meglio” senza timore, e senza timore in virtù della nostra imperfetta umanità la si possa ammettere ed includere.
Un “individuo” si può definire tale quando è unito in tutte le sue parti (etimologia della parola), checché quindi noi si usi indiscriminatamente il termine, gli individui, sono coloro che operano questa alchimia assieme delicata e violenta.
Nella nostra religione di nascita, l’esempio del Cristo è impattante nella tensione verso l’ombra; Egli si recava nei postriboli, tra la gente più miserevole, tra i “peccatori”, riconoscendo e rispettando la loro natura e solo immediatamente dopo offrendo la parola che potesse sostenerli, farli sentire amati, annessi e non emarginati. Questo a significare che non c’è divisione. Non c’è un Dio per i buoni ed uno per i cattivi.
Ah sapevate nella ritualità cristiana cattolica cosa avveniva nel momento del battesimo? Il sacerdote si avvicinava all’orecchio del bimbo e vi soffiava dentro il monito: “fuggi spirito immondo”.
Dubito che la formula sia ancora in vigore, comunque… noi sarebbe giusto ci adoperassimo per “mondare questo spirito” senza farlo fuggire, ma trattenenendone tutto il vigore e la forza primigenia; non proprio la luce così ampiamente raffigurata in astratta aura magica, ma il calore del fuoco, la fiamma che dà verità e forza alla nostra Essenza.