Charlie Hebdo è purtroppo nella mente di ognuno di noi, la sigla di un triste evento ed insieme una palpitante risposta di libertà di espressione.
Il torero Alvaro Munera è il soggetto del post che pochi giorni or sono ho inserito nella pagina Facebook e che ha ricevuto un considerevole numero di visite; in esso risulta che il protagonista si ritirò clamorosamente dalle corride in seguito a travaglio di coscienza per la causa animalista che oggi difende.
Con numeri ovviamente diversi per entrambi i fatti, è interessante notare come il coinvolgimento emozionale possa creare picchi d’attenzione che se ben impiegati aiutano la persona a creare coscienza e responsabilizzare il pensiero. Viceversa è un vero peccato notare che senza profondità di pensiero la risposta emotiva causa una vera e propria perdita di energia a chi la emette, a vantaggio di chi con furbizia ne sfrutta il potenziale. Il pensiero con spessore di riflessione è uno strumento di discernimento indispensabile per penetrare la realtà che quasi sempre, è ben diversa da quello che appare.
Accanto all’estremismo del gesto degli assassini di rue Nicolas Appert vi è quello praticato su scala diversa dai vignettisti di Charlie Hebdo, le cui immagini per cattivo gusto e potere lesivo hanno subito oscuramento dalle massime testate giornalistiche mondiali.
Quindi, siete certi di essere Charlie Hebdo? Avete risposto con coro unanime “W la libertà”… Ma è vera libertà quella che imbratta di sporco le idee e le persone, che raffigura il sesso nella peggiore accezione? Davvero vorreste fosse condivisa fra i vostri figli?
In quanto al torero Munera, l’immagine di per sé è un fake. Me ne sono accorta subito dopo averla pubblicata, mentre mi documentavo incuriosita, ma non l’ho tolta per quello che a mio avviso è un ottimo motivo. La foto struggente del toro che come un cagnolino è vicino al matador preso da rimorso, è estrapolata da un un momento preciso previsto dalla corrida e sembra non si tratti neanche di Alvaro Munera.
Tuttavia il percorso di vita di Alvaro Munera se osservato con la lente dell’anima è perfettamente racchiuso in quell’immagine.
Egli seguì un tracciato di vita segnato sin dall’infanzia che vede spessissimo i matadores provenire dalle condizioni meno abbienti. La rabbia della povertà costituisce per loro una corazza che diviene impenetrabile dall’ingiustizia dell’atto che reiteratamente commettono. La coscienza di Alvaro Munera iniziò sin da subito a negare il suo assenso, ma egli come accade a tanti di noi, non vedeva altre strade da percorrere, quello era il suo lavoro.
Nonostante la disapprovazione interiore continuò, ma il suo assetto mente-cuore-corpo era compromesso, la sua corazza minata. Un toro lo incornò e lo ridusse alla paralisi.
Attualmente difende i diritti degli animali e cerca di spiegare che se avesse seguito la sottile voce dello Spirito oggi avrebbe un corpo sano, poiché Dio attraverso la sua anima non aveva mai smesso di indicargli cos’era giusto.
A chi parla di “bufala” ed ama versare il fiele del disincanto, che è putrida amarezza nel distruggere quanto di buono viene fatto nel mondo, rispondo in prima persona: Je suis Charlie. Ho perso posti di lavoro per aver denunciato la corruzione interna, ho avuto meno di tanti altri negli affetti e nel denaro e per seguire l’anima ho sfidato la morale comune e chiuso i rubinetti di guadagni mai visti. Ma quel che è veramente notevole… oltre ad avere un sito, ho una pagina su Facebook per parlare di guarigione del pensiero e del corpo, a chi con un’autonomia intellettuale ridotta al minimo, si crede sano solo perché non mangia la bistecca.